Lettera alla Congregazione per la festa del Sacro Cuore 2013

04.06.2013 21:56

 

Cari amici,

forse vi meraviglierete nel vedere pubblicata, per la prima volta  sul nostro Sito Missionario, una lettera  che il nostro “P. Generale Mark McDonald, MSC ”, ha inviato, in occasione della Solennità del Sacro Cuore, ad ogni Missionario del Sacro Cuore nel mondo, quale augurio e riflessione di come ognuno di loro dovrebbe essere, vivere e ricordare questa Solennità del Sacro Cuore.

La pubblichiamo sul nostro sito per condividere con voi le parole significative e di incoraggiamento, perché esse possano servire per continuare ad essere quello che i Missionari del Sacro Cuore sono stati nella loro vita ed attività Missionaria e Sacerdotale.

L’aiuto ci viene dalle sentite parole scritteci dall’allora Arcivescovo della Diocesi di Buenos Aires “Cardinale Jorge Mario Bergoglio” in una lettera di saluto e di ringraziamento al Superiore Generale, nel momento in cui i Missionari del Sacro Cuore, per motivi di esiguo numero di Padri Missionari, hanno dovuto lasciare la parrocchia e la scuola della Diocesi di Buenos Aires.

Sono parole che fanno riflettere sulla vita e sull’operato dei Missionari del Sacro Cuore ovunque sono stati e sono chiamati a svolgere il loro Ministero Sacerdotale e Missionario, mettendo in pratica quegli che sono gli insegnamenti del Padre Fondatore “Giulio Chevalier” espressi nelle nostre Costituzioni.

 

                                          P. Adeodato Carollo mSC

 

 
   

 

 

 

Roma 7 giugno 2013

 

Miei cari fratelli Missionari del Sacro Cuore,

A nome del Consiglio e dell’Amministrazione generale, auguro oggi a tutti voi una santa festa, nella So-lennità del Sacro Cuore di Gesù. Possa l’occasione della nostra festa patronale ricordare a tutti noi chi siamo e ciò che siamo stati chiamati ad essere e a fare.

Quando abbiamo ricevuto notizia dell’elezione di Papa Francesco, mi è subito venuto alla mente un fatto: alcuni mesi prima avevo ricevuto copia di una lettera che l’arcivescovo di Buenos Aires aveva scritto a noi in occasione del passaggio di consegne della nostra parrocchia e della scuola di quella città ai Marianisti. Ero ansioso di vedere quello che aveva detto su di noi!

Non riuscivo a credere alle parole di lode e di gratitudine che aveva per il nostro Superiore loca-le, p. Paco Blanco, e per gli altri confratelli che hanno lavorato in Argentina. Siete autentici discepoli di Gesù Cristo (Son Ustedes Auténticos discípulos de Jesucristo), scriveva in questa lettera. Poi più avanti spiegava, citando il documento dei vescovi latino-americani di Aparecida 2007: «…dal momento che so-lo un sacerdote innamorato del Signore può rinnovare una parrocchia. Ma allo stesso tempo egli deve essere un missionario che vive il costante desiderio di ricerca di coloro che sono lontani e non si accon-tenta di amministrare».

Era gratificante, lo è tuttora, leggere queste parole su di noi scritte dal nuovo vescovo di Roma. Sull’esempio di umiltà di Papa Francesco, però, possiamo dire che più che essere contenti per il fatto di essere ricordati, queste parole sono una sfida e un invito per noi. Sono parole eccellenti per la nostra riflessione di oggi. Rimandano a una serie di sfide che P. Chevalier ci ha dato: non essere «mezzo reli-gioso, ma religioso per intero» (lettera a P. Piperon del 5 marzo 1887); prendere come modello il Buon Pastore (cfr Cost. 7.), ed avere una vita e un apostolato che si distinguono «per un amore sincero e ar-dente verso il Verbo Incarnato» (Cost. 11, e in tutte le versioni delle nostre Costituzioni fin dai tempi di p. Chevalier).

Essere innamorati del Signore è condizione necessaria per noi se vogliamo essere attori di rin-novamento nella Chiesa. Che l’amore sia la nostra «forza propulsiva» (Cost. 34). Si nutre della nostra contemplazione di Gesù e della condivisione tra noi di tale contemplazione. Questa è la prima e la più grande delle nostre sfide (e di tutti i comandamenti!).

Essere missionari con il costante desiderio di cercare quanti si sono separati significa «essere con» le persone, specialmente con quelle che la società tiene lontano. Spesso è la caratteristica che gli altri vedono in noi quando dicono che noi sono «molto umani» o che «è facile parlare con noi» o che siamo «veri discepoli di Gesù Cristo».

Forse il Papa ha un’opinione di noi migliore di quella che meritiamo? È probabile! Che ci sia di incoraggiamento a meritare il suo apprezzamento e ad essere ciò che vogliamo essere e ciò che Gesù ci ha chiamati ad essere.

             Buona giornata di festa!

                                                                                                                        Mark McDonald, MSC,

                                                                                                                         e il Consiglio Generale